Alla lettura del testamento di Alberto Corradi, proprietario dell'azienda farmaceutica Farmesis, avviene un colpo di scena: lo stesso Corradi si autoaccusa dell'omicidio del padre putativo, avvenuto nel lontano 1968.
Ma non è tutto. Al "morto d'annata" se ne aggiunge uno "fresco di giornata".
Che i due omicidi siano connessi? E' probabile: il movente (presumibile), una cospicua eredità con annessa fiorente fabbrica farmaceutica, lo farebbe pensare, ma i casi della vita non sono mai così lineari come ci si aspetterebbe.
Ci penseranno i quattro vecchietti del Bar Lume e l'annesso "barrista", sospettosi per natura e intriganti per vocazione, a farsi strada nelle difficili indagine.
Si ride, tanto.
Si pensa, si attraversano incroci temporali che toccano il passato, il presente e anche il domani.
Un racconto riuscitissimo. Anche l'impianto del "giallo", attorno al quale ruota tutta la vicenda è robusto, avvincente e ben strutturato.
Piccolissima nota negativa a mio parere: non è dato al lettore di provare a risolvere anch'egli il mistero, in quanto tenuto all'oscuro fino alla fine di particolari fondamentali.
Ma senz'altro un ottimo racconto, ricco di riferimenti politici e culturali degli anni 60/70, che tolgono al romanzo quella "frivolezza" che spesso mi infastidisce.
Consigliato.
mercoledì 29 gennaio 2020
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