venerdì 4 giugno 2010
SENZA PERDERE LA TENEREZZA - Paco Ignacio Taibo II - 1996
Il 14 giugno 1928 a Rosario, in Argentina, da Ernesto Guevara Lynch e Celia de la Serna, nasce Ernesto Guevara de la Serna, noto ai più come Che Guevara.
Ernesto crescerà in una famiglia borghese e benestante di origini spagnole, basche ed irlandesi. Fin dalla più tenera età il ragazzo soffrirà di una grave forma d'asma, malattia che lo accompagnerà per tutta la vita. A causa di questa affezione Guevara e famiglia si trasferiranno nel 1932 vicino a Cordoba. Durante l'adolescenza Ernesto si appassionerà alla poesia, diventandone lui stesso autore, e più in generale alla letteratura , divorando velocemente svariati libri, da Jack London a Jules Verne, da Salgari ai saggi di Freud. Studierà dal 1941 nel “Colegio Nacional Dean Funes” e, nel 1948, si iscriverà all'università di Buenos Aires per studiare medicina, dove pochi anni dopo conseguirà la laurea.
Durante gli anni dell'università Ernesto si dedicherà a un lungo viaggio attraverso l'America Latina, insieme ad un suo vecchio amico, Alberto Granado. I due ragazzi, partiti dalla città di Alta Gracia, a cavallo di una motocicletta Norton Model 18 (chiamata “La Poderosa”), visiteranno il Cile, il Perù, la Colombia e il Venezuela. (Viaggio raccontato dallo stesso Che nel suo diario “Latinoamericana” da cui, nel 2004, verrà tratto il film “I diari della motocicletta”). E' proprio durante questo avventuroso itinerario che Guevara svilupperà le prime idee di rivoluzione, convinto che solo con essa si sarebbero potute risolvere le disuguaglianze sociali ed economiche presenti in quei paesi.
Ritornerà successivamente in Argentina solo per laurearsi, ripartendo subito dopo per un nuovo viaggio. Passerà attraverso l'Ecuador, Panama e Costa Rica dove incontrerà numerosi rivoluzionari legati a Fidel Castro. Giunto a La Paz sul treno conoscerà Ricardo Rojo, esule argentino, con il quale comincerà a studiare il processo rivoluzionario che è in corso nel paese.
E' in questi anni che riceverà il soprannome “Che”, dovuto all'uso frequente che faceva di questo tipico intercalare argentino.
Conoscerà una giovane peruviana, Hilda Gadea, che, successivamente diventerà sua moglie e madre di Hilda Beatriz, la sua primogenita.
Il 9 luglio 1955 sarà una data fondamentale nella vita del Che in quanto a Città del Messico incontrerà per la prima volta Fidel Castro. Tra i due uomini nascerà fin da subito una vera e propria intesa politica e umana, tanto che Fidel il giorno successivo proporrà al Che di unirsi a lui e ai suoi nella spedizione per liberare Cuba da Fulgencio Batista.
Il 25 novembre 1956 la nave Granma partirà dal Messico alla volta di Cuba. Dopo un tormentato viaggio, più lungo del previsto, senza cibo né acqua, afflitti dalle malattie, il 2 dicembre gli 82 uomini della Granma sbarcheranno a La Playa de las Coloradas, nella Cuba sudorientale. Avrà così inizio la rivoluzione cubana. Tra i guerriglieri sbarcati sull'isola ci saranno numerosi morti, vittime del combattimento o dei sequestri, ma il Che si rivelerà un abile stratega e un combattente impeccabile. Saranno attaccati numerose volte dai militari di Batista, tanto che la parte della guerriglia sopravvissuta sarà costretta a ritirarsi sulle montagne della Sierra Maestra, per condurre da lì la liberazione dal regime. Nel dicembre 1958 avverrà l'attacco su Santa Clara, la battaglia decisiva della rivoluzione. Batista, dopo essersi accorto che i suoi alti ufficiali stavano stipulando una pace separata con Castro, fuggirà nella Repubblica Dominicana il 1 gennaio 1959.
Dopo aver occupato La Havana gli anni per il Che passeranno attraverso l'incarico di comandante della prigione, le scuole di alfabetizzazione, un divorzio, un nuovo matrimonio con figli, la presidenza della Banca Nazionale di Cuba e infine la nomina a Ministro dell'Industria. In questa posizione diventerà una delle figure politiche più importanti di Cuba. Ricomincerà a viaggiare molto; andrà a New York, a Parigi, in Cina, in Egitto, in Algeria, nel Mali, nel Congo e in Tanzania.. sostenendo sempre di più la sua tendenza filo cinese a discapito di quella filo sovietica di Fidel Castro. E' anche a causa di queste divergenze che il Che, nel 65, deciderà di ritirarsi da ogni incarico pubblico, dal governo, dal partito e dalle forze armate. Rinuncerà anche alla cittadinanza di Cuba concessagli per i suoi meriti nella rivoluzione.
Deciderà quindi di tornare a combattere sul campo, come da sempre amava fare, sentendosi più adatto a quel tipo di compiti. Sostenuto da Fidel partirà quindi alla volta del Congo, in gran segreto. L'operazione cubana nell'ex Congo Belga (più tardi Zaire e attualmente Repubblica Democratica del Congo) sarà finalizzata al sostegno del movimento marxista dei Simba, favorevole a Patrice Lumumba. Il proposito del Che sarà quello di esportare la rivoluzione cubana indottrinando i Simba all'ideologia comunista ed insegnando loro le strategie della guerriglia. Ma le cose andranno diversamente da come il Che si era proposto. L'incompetenza, il settarismo e le lotte intestine delle varie fazioni congolesi saranno le principali ragioni del fallimento della rivolta. Così, dopo appena sette mesi, il Che sarà costretto ad abbandonare il Congo, frustrato, malato e sofferente per l'asma.
Si ritirerà così per alcuni mesi a Praga, non volendo tornare a Cuba, avendo ormai tagliato tutti o quasi i ponti con essa. Da qui, dopo essersi ripreso dalla forte depressione causata dalla sconfitta africana, deciderà di intraprendere la rivoluzione in America Latina.
Così, giunto per pochi giorni a Cuba, sceglierà i suoi 50 uomini e partirà per la Bolivia. Le cose in un primo momento andranno bene, in quanto i guerriglieri riusciranno a conseguire numerosi successi contro l'esercito, ma dopo poco tempo la situazione si complicherà, non essendo facili i contatti con Castro e, cosa molto grave, non riuscendo ad appoggiarsi alla popolazione locale (come invece era stato fatto nella rivoluzione cubana anni prima). Così si ritroveranno sempre più soli e dispersi. Intanto la notizia della presenza del Che in Bolivia si farà sempre più credibile, anche a causa di numerose spie tra gli uomini di Guevara. In pochi mesi i guerriglieri si troveranno senza cibo né acqua, malati e completamente accerchiati dall'esercito boliviano e dagli uomini della CIA. E' così che i primi giorni di ottobre del 67, dopo aver subito numerose perdite, il gruppo del Che verrà localizzato e catturato.
Il 9 ottobre 1967 Che Guevara verrà assassinato da Mario Teràn, un sergente dell'esercito scelto a sorte tra alcuni volontari. Qualcuno dice che Teràn era troppo nervoso, al punto di uscire dalla prigione del Che e dover essere ricondotto dentro a forza. Per altri, il sergente avrebbe avuto bisogno di ubriacarsi, al fine di portare a termine il compito.
Il corpo di Guevara sarà portato a Vallegrande e mostrato alla stampa. Dopo che un medico gli amputerà le mani, l'esercito boliviano farà sparire il corpo, rifiutandosi di rivelare se i resti fossero stati sepolti o cremati.
Il 15 ottobre Fidel riconoscerà pubblicamente la morte di Guevara, vista come un grave fallimento per i movimenti rivoluzionari operanti nell'America Latina e nel resto del Terzo Mondo.
Paco Ignacio Taibo ha realizzato questa documentatissima biografia di Che Guevara con un lavoro durato anni, attingendo a lettere, diari, appunti, articoli, poesie, discorsi, conferenze, interviste, testimonianze e documenti inediti. L'autore è riuscito a mettere insieme tutto questo, trasformandolo in una storia palpitante e obiettiva, tenendo sempre vivo il carattere del protagonista, svelandone le mille sfumature; la tenacia, l'idealismo, l'umiltà, gli attacchi d'asma (leggendo ti sembra di soffrirne a tua volta), le frequenti letture e gli innamoramenti. Lo stesso Taibo, nell'introduzione, spiega che questo non è un libro facile. E ha ragione. 62 capitoli, lungo oltre 710 pagine. Tutta la fase della rivoluzione che portò alla caduta di Batista è raccontata minuziosamente e il racconto risulta a volte molto crudo, ma molto realistico. Tutte le giornate da ministro sono raccontate nei minimi dettagli, trovandosi spesso immedesimati nel senso di frustrazione e ansia del Che. Assolutamente bellissima la descrizione del viaggio del Che e del suo amico in moto attraverso il Sud America. Bellissime e determinanti sono anche le fotografie inserite all'inizio di ogni capitolo, le quali aiutano a seguire anche visivamente il racconto. Ho deciso di leggere questo libro per andare oltre la mera iconografia da maglietta, scoprendo così un ritratto molto dolce e molto più ricco.
giovedì 6 maggio 2010
ZANNA BIANCA - Jack London - 1906
Siamo nel territorio canadese dello Yukon alla fine del XIX secolo. Un gruppo di lupi sta seguendo la slitta di due uomini in mezzo alla foresta. Da due di questi lupi (di cui la femmina per metà è cane) nasceranno cinque cuccioli, dei quali ne sopravviverà solo uno, Zanna Bianca. Il piccolo lupo dopo la morte del padre non riuscirà a restare molto in libertà, poiché lui e la madre verranno catturati da una comitiva di indiani. La vita all'interno del villaggio per Zanna Bianca non sarà facile; verrà separato dalla madre e si troverà costantemente in contrasto con i cani del gruppo, diventando in fretta scontroso e aggressivo. Le cose passeranno di male in peggio quando Zanna Bianca verrà venduto a Smith Bellezza, un uomo sinistro e raccapricciante, che inizierà a torturarlo a sangue per renderlo sempre più feroce e utilizzarlo così come cane da combattimento. Il lupo, ormai diventato estremamente feroce, vincerà ad ogni combattimento fino al giorno in cui dovrà scontrarsi con un bulldog. Durante la lotta il cane avrà la meglio, ma, quando ormai la vita del lupo sembrerà arrivata alla fine, un giovane commerciante californiano lo salverà. Weedon Scott, questo il nome dell'uomo, disgustato dai combattimenti, costringerà Smith Bellezza a vendergli Zanna Bianca, iniziando così la difficile redenzione dell'animale. Zanna Bianca, giunto in California insieme all'uomo, imparerà piano piano la vita di città, adattandosi perfettamente. Il lupo riuscirà perfino a integrarsi con i cani di casa, Collie, una femmina di pastore tedesco, da cui in seguito nasceranno i suoi sei cuccioli, e il levriero Dick. La massima redenzione di Zanna Bianca giungerà quando il lupo riuscirà a salvare il padre di Scott da un pericolosissimo criminale, riuscendo miracolosamente a sopravvivere a sua volta.
Non potevo non parlare di questo libro. Questo E' il libro della mia adolescenza. Mi rivedo ancora sul tetto della casa di montagna (ebbene si, leggevo seduta sui tetti) con in mano questo romanzo, rinchiusa per qualche ora nel mio mondo di fantasia. Per tutto questo, parlando di Zanna Bianca rimanere obiettiva mi risulta molto difficile. Bellissime sono le ambientazioni, bellissime le descrizioni delle corse in slitta. Affascinantissimo è l'uso innovativo della prospettiva di narrazione: quasi tutto il romanzo è raccontato dal punto di vista degli animali (senza però umanizzarli!), descrivendo il modo in cui loro vedono il mondo e gli uomini. Zanna Bianca conosce la parte più brutta degli uomini, quella fatta di crudeltà e sevizie, ma anche l'aspetto buono, fatto di umanità e amore. C'è quindi quello che ritengo l'ingrediente fondamentale di un romanzo per ragazzi: un bel finale, un finale di speranza, un finale che ti fa chiudere il libro con un sorriso.
venerdì 23 aprile 2010
DUE DI DUE - Andrea De Carlo - 1989
Nella quinta ginnasio del Berchet, liceo della “Milano bene”, si incontrano per la prima volta due ragazzi, Guido e Mario. Sono gli anni della contestazione giovanile, delle manifestazioni studentesche, a cui Mario e Guido parteciperanno spesso insieme. I due ragazzi hanno molti ideali in comune, ma sono anche molto diversi: Guido è sfacciato, ribelle e intraprendente, mentre Mario è molto più timido, insicuro e razionale. Nonostante questo l'amicizia tra i due ragazzi è sincera e anche se si perderanno di vista svariate volte nel corso degli anni successivi si ritroveranno sempre. Dopo il liceo (concluso solo da Mario) i due ragazzi si separeranno. Mario, ricevuta una gran somma di denaro in eredità, deciderà di acquistare un casolare semidistrutto, di trasferirsi lì da solo e di cominciare i lavori di ristrutturazione. Questa nuova dimora sarà la casa per lui, la sua compagna Martina e i loro due gemelli, Guido e Chiara.
Guido intanto gira per il mondo come una trottola in compagnia di ragazze sempre diverse, non riuscendo a dare una svolta definitiva alla sua sconclusionata vita.
Finché un giorno Mario e Guido si ritrovano, e quest'ultimo decide di trasferirsi nel casolare dell'amico. Guido si innamorerà di Chiara, la sorella di Martina, la quale lascerà il suo compagno per lui. Il ragazzo cercherà di riempire la sua vita con la scrittura, appoggiato costantemente da Mario, Martina e Chiara. Il suo primo libro si rivelerà un vero successo, ma il secondo non riscuoterà lo stesso risultato e verrà ampiamente criticato. Nel frattempo nascerà suo figlio Giuliano, ma il rapporto con Chiara andrà piano piano logorandosi e i due si separeranno. Guido allora lascerà il casolare e si trasferirà a Roma dove purtroppo diventerà alcolizzato. Non ci sarà l'happy ending; ormai Guido e Mario non saranno mai più due di due.
E' stato difficile scrivere il riassunto di questo libro. E' un romanzo ricco di particolari, di avventure e di personaggi. Non ho voluto raccontare ogni cosa per non svelare tutto a chi ancora deve leggerlo. L'inizio del libro si muove a rilento, è tutto raccontato nei minimi dettagli, tanto che a volte bisogna rileggere qualche frase per non perdere il filo del discorso. Dalla seconda metà del libro il racconto si fa davvero avvincente e non si riescono più a staccare gli occhi dalle pagine.
Guido Laremi è stato considerato da molti come il più bel personaggio della letteratura italiana degli ultimi anni e anche per me è così (anche se mi rispecchio molto di più in Mario!): è carismatico, ha un modo particolare di comunicare e a volte di non comunicare.
Quello che appassiona di più è il legame simbiotico e lo scambio emozionale tra i due ragazzi, che sono una fonte inesauribile di riferimento e rinnovamento l'uno per l'altro.
“Due di due” è un romanzo che ci fa capire il valore della sincerità, l'importanza dell'amicizia, nonostante il tempo trascorra e le vite si separino.
lunedì 12 aprile 2010
LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA - Dacia Maraini - 1990
Marianna Ucrìa è una bambina sordomuta, nata da una famiglia ricca della Sicilia della prima metà del 1700. Un rapporto speciale la lega al padre, l'unico che secondo lei non la considera inferiore per la sua menomazione. Il motivo del suo sordomutismo risale a quando Marianna aveva 5 anni e fu violentata dallo zio. Solo il padre, lo zio e il fratello più grande conoscono questo segreto. Il padre di Marianna tenta svariate volte di far guarire la figlia, esponendola a scene molto forti e violente, ma i tentativi risultano ogni volta vani. I rapporti col resto della famiglia non sono certo dei più rosei, anche perchè Marianna riesce a interagire con gli altri solo tramite bigliettini.
A tredici anni Marianna viene data in sposa allo zio Pietro, proprio il responsabile della sua malattia. I rapporti tra di loro risultano fin da subito distaccati e freddi. Avranno comunque otto figli. Marianna passerà attraverso molti lutti e sofferenze, esperienze coniugali e matrimoniali, avventure di cuore e non, affinando sempre di più i propri sentimenti e i propri desideri. Fino a quando un giorno Marianna deciderà di fuggire da questa realtà insieme a Fila, la sua serva. Arriverà quindi a Napoli e, successivamente, a Roma, dove si stabilirà, vivendo finalmente più serena e libera dai suoi “doveri” familiari.
Ero partita un po' prevenuta su questo libro. Pensavo fosse un romanzo piuttosto noioso. Devo dire che non è così. La lettura non è faticosa, anche se a volte bisogna fermarsi un po' per decifrare le frasi in dialetto siciliano. Protagonista di questo romanzo è infatti prima di tutto la Sicilia, terra della scrittrice, la Sicilia della grande aristocrazia nel suo pieno fulgore. Sembra una terra perfettamente chiusa e beata, sicura dei suoi privilegi. Ma se la si guarda dal basso non risulta così fantastica. Appare infatti una terra ignorante, crudele e indifferente ai problemi di chi non ha niente, dei servi e dei poveri, ai quali è riservata solo un'esistenza fatta di stenti. L'autrice in un'intervista ha affermato: “vorrei che questo libro comunicasse ai lettori un'idea profonda e sensuale della Sicilia”; per quello che mi riguarda è stato proprio così.
giovedì 8 aprile 2010
UN INDOVINO MI DISSE - Tiziano Terzani - 1995
"… La profezia era la scusa. La verità è che uno a cinquantacinque anni ha una gran voglia di aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare il mondo con occhi nuovi, di rileggere i classici, di riscoprire che il sole sorge, che in cielo c’è la luna e che il tempo non è solo quello scandito dagli orologi. Questa era la mia occasione e non potevo lasciarmela scappare…"
Nel 1976 ad Hong Kong un indovino cinese predisse al giornalista italiano Tiziano Terzani che nel 1993 avrebbe rischiato di morire, e gli consigliò di non prendere nessun aereo durante quell'anno. Terzani per lungo tempo quasi dimenticò quella profezia, fino al fatidico 1993, quando quelle parole tornarono alla sua memoria. Il giornalista decise allora di assecondare quel consiglio e intraprendere un viaggio attraverso l'Asia, senza mai volare, ma visitando quei paesi, che aveva già sorvolato svariate volte, in un modo diverso, assaporando a fondo l'interno culturale di molti di essi.
Terzani ci porta così attraverso numerosi stati, come la Birmania, la Cina, il Laos o il Vietnam, soffermandosi più volte sul passaggio da un Oriente tradizionale e personalissimo ad un Oriente sempre più Occidente. Durante il suo viaggio il giornalista farà numerose considerazioni riguardo la storia, la filosofia, la religione e la società di questi paesi. E quasi ad ogni fermata si farà predire il futuro da diversi indovini, a volte pur essendo molto scettico, come per non dimenticare l'inizio di quella fantastica avventura.
Un libro straordinario, un insieme di reportage, romanzo d'avventura, autobiografia e racconto di viaggio.
Ritengo che Tiziano Terzani sia un maestro di scrittura. Leggendo questo libro mi è rimasta dentro una grande voglia di avventura, un gran desiderio di conoscere quei paesi affascinanti che così bene ci descrive.
L'autore riesce a raccontarci molte realtà poco conosciute e spesso molto difficili; si parla di guerra, violenza, prostituzione, mercificazione, ma la realtà è questa e non si può far finta di niente.
martedì 6 aprile 2010
CENTOMILA PUNTURE DI SPILLO - Rampini, De Benedetti, Daveri - 2008
Ci stiamo avvicinando non troppo lentamente al 2030. Il mondo sta cambiando ad una velocità impressionante. Le previsioni per quell'anno sono chiare; la Cina sarà la più grande potenza mondiale, seguita da Stati Uniti e India.
E l'Italia? Il nostro sembra il paese meno reattivo di tutti. Dal '95 ad oggi abbiamo perso 13 punti di PIL, un'enormità rispetto ad altri grandi paesi europei come la Germania, la Francia, l'Inghilterra e la Spagna. Sembra che il motivo sia legato al fatto che la cultura italiana è priva di una missione credibile e condivisibile a lungo termine. Inoltre il nostro paese è attanagliato ormai da tanti anni da un forte debito pubblico, parecchio difficile da smaltire.
Come ci insegnano gli economisti il mondo dei prossimi anni si baserà sulle 5 grandi M: Men, Money, Multinationals, Maintenance, Morale (Uomini, Denaro, Multinazionali, Cibo e Fiducia). In una prospettiva del genere l'Italia non può rimanere indietro, deve saper risanare quelle risorse che in questi ultimi anni hanno perso valore, come la scuola, la ricerca, il sistema bancario.
Ognuno di noi può far qualcosa per il futuro del “bel paese”. Come piccole “punture di spillo” ogni cittadino può creare investimenti per il proprio e altrui futuro, imparando ad esempio la matematica come gli indiani, insistendo sulla meritocrazia nella scuola, attirando come la California gli immigrati di talento, investendo come la Germania sul business dell' ambiente. Solo così l'Italia riuscirà a tornare grande, in un mondo sempre più concentrato sulla globalizzazione.
Quando ho letto il titolo di questo libro ho pensato che avrebbe dato utili suggerimenti per chi, non appartenendo alle categorie di imprenditori, politici o sindacalisti volesse comunque fare qualcosa di utile per il nostro paese. Avvicinandomi sempre di più al capitolo finale ero ansiosissima di conoscere queste famose “centomila punture di spillo”. Conclusione: sono rimasta molto delusa. Gli autori non prendono, se non pochissimo, in considerazione la fascia dell'italiano medio. De Benedetti e colleghi espongono per numerose pagine quali dovrebbero essere i compiti dei piccoli imprenditori e lasciano solo due righe ad esempio sui doveri degli studenti universitari. Insomma credo che il messaggio del libro sia stato trattato in modo superficiale e troppo sbrigativo.
D'altro canto però ho seguito piacevolmente la parte iniziale, dove gli autori ci descrivono economie e culture molto diverse dalla nostra, ma molto proficue, come quelle della popolosissima Cina, o dell'attivissima India, davvero interessanti, anche per chi non studia (non è il mio caso) o si intende di economia.
giovedì 1 aprile 2010
IL MAGO DEL VENTO - Vauro Senesi - 2008
“Tutto ciò che devi sapere è già dentro di te. Nessuno può insegnartelo perché ti appartiene. Solo che devi scoprire di averlo, accettarlo e imparare ad usarlo. Forse in quest'ultima cosa sì, io posso aiutarti, come la vita stessa nel suo accadere ti aiuta segnalandoti un cammino, il tuo cammino. Ma tu devi cogliere i segnali che ti dà, non dolertene e lamentartene perché altrimenti ti perderai per strada e sarai per sempre infelice, ché quando non si conosce ciò che si ha si desidera continuamente altro e il desiderare acceca lo spirito.”
Ci troviamo a Baghdad, sotto gli incessanti e devastanti bombardamenti della guerra. Un uomo cammina per la città, ma nessun rumore lo circonda, se non qualche suono ovattato che risuona confuso. L'uomo con una mano afferra un bastone lungo e sottile. Appena lo alza centinaia di piccioni si alzano in volo e seguono i movimenti di quel bastone, quasi volendo seguire una musica che nessuno può sentire.
E' da qui che parte il libro. E' questa la storia di Fahim, un giovane uomo che anni prima ha perso l'udito a causa di una grave forma di morbillo. Era poco più di un ragazzo quando scoprì che non avrebbe più sentito rumori o voci. Questa sua deformazione causò gravi problemi a lui e alla sua famiglia. Il padre da quel giorno cominciò a bere molto fino a ubriacarsi quasi tutte le sere, provocando così le ire del fratello maggiore di Fahim, Alì, che decise di abbandonare tutti per andare in guerra.
La famiglia di Fahim era così definitivamente lacerata, ma il ragazzo, grazie all'aiuto di Hasan, un vecchio saggio senza una gamba, scoprì un nuovo modo di vivere. L'anziano insegnò al giovane ad ascoltare e dialogare con la natura, gli mostrò come i piccioni possano seguire i movimenti delle sue mani; un potere che rimarrà al ragazzo per sempre.
Inizierà così una “nuova vita” per Fahim. Passerà gli anni sempre in contatto con la natura e con il suo vecchio amico Hasan, ma senza mai smettere di sperare nel ritorno del fratello Alì dalla guerra.
E anni dopo il caro Alì tornerà, cambiato profondamente nel corpo e nello spirito, ma resterà pochi giorni, temendo una denuncia come disertore.
Ecco allora Fahim partire, sempre alla ricerca del fratello, e sempre seguito dal suo stormo di piccioni.
Personalmente adoro Vauro. Ho sempre apprezzato le sue vignette satiriche, ma in questo caso ho scoperto un personaggio nuovo, sensibile ai drammi della guerra. Lo scrittore ha svolto numerosi reportage in Afghanistan, Palestina, Sudan e Iraq. Ed è proprio in uno di questi viaggi che ha incontrato il personaggio che ha dato vita a queste pagine.
E' un libro intelligente e stimolante, anche se a tratti l'ho trovato un po' ridondante.
Mi è piaciuto molto il modo in cui lo scrittore ha descritto la perdita dell'udito da parte del ragazzino; sembrava di vivere personalmente quella toccante esperienza.
E consiglio questo libro soprattutto per il modo in cui viene raccontato il ritorno dalla guerra di Alì, profondamente segnato da un'esperienza che non può lasciare nulla di positivo.
mercoledì 31 marzo 2010
STRANE CREATURE - Tracy Chevalier - 2009
1800. Lyme Regis, un piccolo paese dell' Inghilterra Meridionale. E' qui che si incontrano per la prima volta Mary Anning ed Elizabeth Philpot. Una ragazzina rozza, povera e intraprendente e un' aristocratica trentenne (a quel tempo già considerata zitella!) londinese.
Apparentemente sembrano molto diverse, eppure una grandissima passione le accomuna, i fossili!
Mary, pur essendo molto giovane, ha capacità straordinarie, in gran parte ereditate dal padre, di ricercare qualunque tipo di reperto, più per racimolare qualche soldo che per vero collezionismo.
Elizabeth, al contrario, ama raccogliere e conservare i suoi fossili, etichettandoli maniacalmente uno per uno, convintissima che essi potranno dimostrare la "precarietà" del nostro mondo, dove anche gli esseri creati da Dio si possono in realtà estinguere per ragioni naturali.
Questa sua convinzione la porterà a scontrarsi con vari personaggi, tra cui il reverendo e numerosi "ricercatori di fossili".
Ma la scoperta da parte di Mary, dapprima del primo esemplare di ittiosauro (lei lo chiamerà a lungo coccodrillo!), un bestione marino, miscuglio tra un delfino e un lucertolone, e, in seguito, del plesiosauro, un enorme rettile di circa 5 metri e dal collo lunghissimo, cambierà notevolmente la vita di entrambe le giovani donne.
Inizierà cosi la faticosa "scalata al successo" di Mary, contro mille ingiustizie e arroganze, spalleggiata sempre e comunque dall'amica Elizabeth (e dalle due sorelle di quest'ultima, zitelle anche loro!).
Si alterneranno numerose vicende, d'amore, d'amicizia e di altre impressionanti scoperte.
Mary ed Elizabeth, pur trovandosi spesso in forte rivalità (accadrà, come sempre, a causa di un uomo!), non si perderanno mai, resteranno una accanto all'altra, legate da una vera e profonda amicizia.
Devo dire che i romanzi storici generalmente non mi hanno mai entusiasmato, ma questo libro mi ha appassionato e coinvolto come raramente negli ultimi anni. Innanzitutto perchè racconta la vera storia di una ragazzina che pochi conoscono, ma che ha reso possibile quella svolta negli studi sull'evoluzione che trovò il suo coronamento con la pubblicazione, anni dopo, dell' "Origine delle specie" di Darwin. E inoltre perchè l'autrice (già famosissima per il romanzo "La ragazza con l'orecchino di perla") è riuscita a ricostruire in un modo particolarmente affascinante questa vicenda storica e sociale (pur avendo aggiunto moltissimi particolari inventati), non facendoci mai perdere di vista il vero senso della vicenda e riuscendo a trascinarci in un mondo di pensieri, luoghi e usi molto lontani da noi, e, per questo, davvero suggestivi.
Infine ho adorato la particolare amicizia tra le due ragazze, grandi alleate in un' epoca intrisa di ottuse convenzioni e di un diffuso maschilismo.
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